domingo, 14 de março de 2010

ARTICULO VIAGGIO MISSIONÁRIO

"IL SORRISO DEL BRASILE"
"Fate che il vostro spirito vi porti sempre ad andare avanti per scoprire il mondo che vi circonda. Scoprirlo significherà per voi amarlo."

Trattengo con queste parole il ricordo, così grande e vivo dell'esperienza missionaria in Brasile da poco vissuta.

Milano 4 Ottobre 2009: si parte!!!destinazione Porto Alegre!!!
E' il momento di mettere via la vita di tutti i giorni e imbattersi in questo viaggio tanto atteso!!

Partiamo alla volta della terra brasileira con tanta di quella emozione nel cuore, che trapela dagli occhi di ognuno di noi.

Chi partecipa per la prima volta, chi è ormai un veterano, ma tutti incondizionatamente abbiamo una forte motivazione che attraversa ogni singola parte del nostro essere.

Un circuito di sensazioni si innesca dal primo contatto con la realtà di Porto Alegre e non ci lascerà più.

L'accoglienza brasiliana ci offre subito, quasi come se fosse lì ad aspettare, un primo grande insegnamento che porterò con me per sempre, una volta tornata :non c'è cosa più bella della semplicità con cui si dovrebbero costruire tutti i rapporti umani senza differenza di età ,etnia ,lingua ,cultura o sfera sociale!

C'è qualcosa di speciale, quasi magico nell'incontro con persone che pur vivendo dall'altra parte del mondo ,pur parlando una lingua diversa ,pur soffrendo una povertà indescrivibile ti fanno sentire parte della loro vita e apprezzano qualsiasi cosa tu faccia. Anche un semplice sorriso, o una parola. Non danno niente per scontato e sono orgogliosi di poter parlare e condividere qualcosa con te. Dovrebbe essere sempre così, eppure sembra che noi ,civiltà avanzata e potente neanche sappiamo come si faccia.

L'incontro con le suore ,con tutti i bambini e la comunità del Centro Social Antonio Gianelli (Sertao II) raffigura esattamente l'insegnamento di cui mi trovo a scrivere.
Quei sorrisi, quegli occhi profondi che raccontano una vita, quelle manine che si tendono verso di te, gli abbracci, i giochi, le canzoni. Un mondo colorato gioioso che come un'onda, cancella l'immagine di una distesa di povertà che fa da sfondo. Non potrò mai dimenticare!

Una realtà che non si rassegna, che costruisce con il poco che ha e lo fa con tutto il cuore e la fede in Dio. E' questo il grande motore che porta avanti la comunità della favela del Sertao II. Ed è uno spettacolo incredibile, indimenticabile vedere come ognuno contribuisce con tutto se stesso, con la speranza di poter dare un futuro migliore ai propri figli e cercando di non dimenticare mai il vero senso della vita.

La nostra è stata una partecipazione spirituale a questo grande progetto di vita che nasce, cresce e allarga i confini della speranza nella favela.Una partecipazione che ci ha arricchito di tanti valori, emozioni ,sensazioni di cui non si può più farne a meno. Abbiamo portato la testimonianza di quanti dall'Italia contribuiscono con le numerose adozioni a distanza, e abbiamo visto il frutto di questo gesto così importante.

Ci è stata inoltre offerta la possibilità, durante la nostra permanenza, di conoscere numerose altre realtà in cui la miseria fa da padrona ma in cui l'amore per quel poco che si ha è nettamente superiore. Realtà in cui nascono numerose idee, iniziative ma dove si sente la profonda mancanza di un sostentamento economico che possa materialmente concretizzare il tutto. Cito ad esempio la comunità dei Catadores. Un incontro indescrivibile con giovani e meno che passano la loro vita facendo lo smistamento dei rifiuti a mani nude perché chiaramente, acquistare materiale necessario è impossibile, eppure attivano un processo di raccolta differenziata che fa invidia al più avanzato dei sistemi di riciclaggio delle società ricche. Una comunità che per togliere dalla strada bambini che vivono tra i rifiuti, crede e lotta per vedere riconosciuti quei diritti, che dovrebbero essere dati senza discriminazione alcuna ad ogni essere umano.

Allo stesso modo mi vengono in mente gli Indios. Un incontro con un popolo così antico, povero di tutto, costretto a vivere in una riserva delimitata, eppure incredibilmente ricco. Una ricchezza che è radicata all'interno delle loro anime, una sorpresa per me, abituata a vivere in un mondo dove niente è mai abbastanza!

E come non raccontare delle altre favelas che abbiamo visitato. Una distesa di fango, terra, baracche di legno o poco più. Uno scenario che ha dell'inverosimile ma dove è tutto così maledettamente reale che la prima cosa a cui pensi è quanto noi, rispettiamo davvero poco le cose che abbiamo, noi che viviamo nel mondo delle favole, dove tutto ci viene offerto così gratuitamente tanto che ci dimentichiamo di quanto in realtà sia importante.

Importante è avere una casa con delle vere mura che ti proteggano, importante è avere la possibilità di studiare, importante è sapere che domani la tua famiglia sarà lì a partecipare alla tua vita, e non sarà costretta a separarsi per sopravvivere. Importante è considerare quanto valore ha ogni cosa che abbiamo. Importante è essere un bambino e poter dire di esserlo veramente. Importante è avere la fortuna di poter vivere. Perché allora siamo così ciechi e non la smettiamo mai di lamentarci?

Il brasile e tutti quanti ho avuto l'onore di conoscere là, mi hanno dato questa grande consapevolezza. Potrei scrivere all'infinito di tutto quello che porto dentro da questa esperienza.

Ringrazio il formidabile gruppo di missionari, le suore tutte, la mia famiglia che mi ha supportato in questa prova di vita, e mi appello ai giovani come me, affinché capiscano quanto è importante cogliere il senso della vita, e combattere per i valori e per avere un'anima grande e piena ,cosa che io sto scoprendo dopo aver visto la quotidianità in quel Brasile che porterò sempre nel cuore.

"FORA DO IMPOSSIVEL E' PRECISO FAZER TUDO" -Marta Mantovani

quarta-feira, 24 de fevereiro de 2010

Uma História de Amor - encontrado no blog http://anna-cronico.blogspot.com/2009_08_01_archive.html


[sábado, 29 de agosto de 2009]

Uma história de amor

Hoje vou contar a vocês uma história de amor. Não é daquelas entre em um homem e uma mulher, que sofrem horrores para ficar juntos, e no final tudo dá certo. É uma história entre uma menina e várias crianças, que não sofreram para ficar junto, e o tempo que ficaram, foram muito felizes.
Tudo começou em 2004, quando seria inaugurado o Centro Social Antônio Gianelli, em Belém Velho. Meu antigo colégio era colaborador, e os alunos também ajudaram a arrecadar dinheiro para o projeto do Centro Social. Eu lembro como se fosse ontem quando saía com meus colegas pelo bairro para "vender tijolinhos", para construir os prédios. Vendemos bastante, e assim que tudo ficou pronto, fomos visitar.
No começo, o Centro era pequeno, como se fosse uma creche. As cianças iam passar o dia lá, enquanto seus pais trabalhavam. Desde o início foi um projeto muito organizado e sério, que foi crescendo cada vez mais. Eventualmente nosso colégio levava os alunos lá, mas foi em 2006 que me apaixonei de vez por aquele lugar. Junto com alguns amigos meus, eu ia ao Centro Social às quartas-feiras para fazer trabalho voluntário. Tudo estava muito diferente, havia mais prédios e mais crianças. No início eu não sabia muito o que fazer, nunca levei jeito com crianças. Mas fui aprendendo com o tempo. Cuidava delas na pracinha, jogava vôlei com os maiores e, o que mais gostava, ficava no berçário cuidando dos mais novos.
E, quem diria, foi no berçário onde encontrei meu princípe encantado. Foi amor a primeira vista mesmo, botei os olhos naquele menino e disse: é meu! O que eu não sabia é que aquele rapazinho seria tão difícil de conquistar... Ele era muito quieto, tímido e não chegava perto de mim. Então, lógico, tive que tomar a iniciativa! Fui chegando de mansinho, pegando no colo, dando papinha... mas mesmo assim, precisei de umas três semanas para arrancar uma risada daquele rostinho lindo!
Vítor, é o nome dele. E, apesar de eu gostar de todas aquelas crianças, ele era meu favorito. Meu filho, como eu chamava. Depois que ficamos "amigos de verdade", ele só queria ficar comigo, principalmente na pracinha. Só descia do escorregador se eu estivesse lá embaixo para segurá-lo. Eu me sentia, claro. Me exibia com ele pra cima e pra baixo, mostrando que depois de muito esforço eu tinha conseguido conquistar aquele coraçãozinho!
Quando não estava com ele, ficava com as outras crianças no pátio ou nas salas. Tinha semanas que nós levávamos jogos para eles... e até nos apresentamos lá na festa junina. Enfim, foram dias maravilhosos, que eu queria que durassem para sempre. Mas infelizmente, com o fim do ano, eu tive de dizer adeus para todos. Inclusive para o Vítor. Céus, como isso doeu. E como eu sinto falta de tudo aquilo. Para eles era ótimo interagir com outras pessoas, que queriam o bem deles, que gostavam deles. E pra mim era maravilhoso. E é por isso que esse tipo de atividade se chama trabalho voluntário; porque não há dinheiro nesse mundo que pague a alegria de ver um sorriso estampado naqueles rostinhos!

escrito por Anna,, às 16:25